Pinco Pallino e la sua società “Bara Srl”

Il prestanome, gli infiniti cambi di appalto che fanno girare la “ruota dell’economia”, la “bara” dei diritti dei lavoratori, della leale competizione fra le imprese e dello Stato di diritto!

Pinco Pallino è l’amministratore unico della “Bara” Srl, fino a qualche anno fa era un semplice socio lavoratore che ha fatto “carriera” e, oggi, dirige un’impresa con oltre 2400 dipendenti. Pinco Pallino, anche lui, quando era un semplice facchino ha partecipato al grande “gioco dell’oca” dei cambi di appalto in una serie infinita di false cooperative appaltatrici. L’impresa “Bara” è un’impresa appaltatrice che opera in tutta Italia ed è completamente controllata da una grande impresa di somministrazione di manodopera autorizzata dal Ministero e gestisce appalti in tutto il paese, dalla lavorazione delle carni e salumi alla logistica, passando dalle attività di pulimento.

La società “Bara”, nei suoi pochi anni di esistenza (iscritta alla Camera di Commercio da agosto 2017), ha inglobato decine di aziende e appalti. In queste operazioni societarie si è presa in carico le attività appaltate, i dipendenti occupati e i debiti, tanti debiti!

La società “Bara”, nel 2017, ha fatturato 5.7 milioni di euro, più altri ricavi pari a 4.3 milioni di euro; ha accumulato debiti pari a 8.7 milioni di euro e ha dichiarato a bilancio 7.7 milioni di euro di crediti. “Bara” Srl, nonostante il consistente fatturato e i tanti dipendenti ha un patrimonio immobiliare di soli 69.000 euro; neanche la proprietà di un ufficio, solo affitti in giro per l’Italia.

La società “Bara” Srl, pochi giorni fa, comunica la cessione di una serie di rami di azienda tramite affitto che coinvolgono oltre 1.000 lavoratori in tutta Italia ad un’altra società “Bara bis” in cui, lo stesso Pinco Pallino e membro del consiglio d’amministrazione.

Abbiamo chiesto informazioni sulla natura del debito agli avvocati che hanno gestito l’operazione di cessione dei rami d’azienda, ma la risposta è stata: “l’argomento non rientra nella procedura”

Allora, visto che su questi argomenti siamo troppo curiosi, abbiamo chiesto direttamente informazioni  a Pinco Pallino che, essendo l’Amministratore Unico di una così importante società, dovrebbe avere contezza dei conti. A Pinco Pallino abbiamo chiesto la motivazione di quei debiti, visto l’insignificante patrimonio della società, ma anche informazioni sull’effettiva esigibilità dei crediti iscritti a bilancio.

Pinco Pallino, com’era prevedibile, ha avuto qualche momento d’incertezza e di sbandamento perchè non era preparato ad una simile domanda. Troppo difficile per uno che, oltre a dirigere un impresa con oltre 2.400 dipendenti e consigliere d’amministrazione di un altra società con altri migliaia di dipendenti, deve anche gestire un appalto con quasi 200 lavoratori. Quindi, Pinco Pallino, ci ha risposto che s’informerà dal suo commercialista e poi ci avrebbe risposto.

Noi, ovviamente, attendiamo fiduciosi la risposta e non molliamo la presa. Questa, però, che non è una storia inventata è una delle tante che si ripete da tantissimi anni nel sistema degli appalti. E’ lo stesso meccanismo che abbiamo visto, solo per citare alcuni esempi, negli appalti gestiti dai genitori di Renzi, nella vertenza Castelfrigo e nella successione di appalti all’interno di Italpizza. E’ il meccanismo degli appalti, spesso di dubbia legittimità, nel quale imprese appaltatrici, spesso false cooperative o Srl, gestiscono decine e decine di lavoratori, fino a migliaia come nel caso descritto, ma anche nel dimenticato crack Power Log. E’ il meccanismo che consente ai committenti di risparmiare ingenti risorse economiche sul costo del lavoro e le farlocche imprese appaltatrici, capeggiate da prestanomi non del tutto coscienti del loro ruolo, dopo qualche annetto chiudono piene di debiti nei confronti di tutti: banche, lavoratori e Stato!

In quei debiti, come sempre, si accumula IVA, IRAP e contributi INPS non pagati. Quindi a rimetterci è tutta la collettività e la competizione leale fra le imprese, per non trascurare il rischio delle infiltrazioni malavitose nel sistema. Nei crediti, invece, si accumulano anche false fatturazioni per compensare i debiti.

La società di questo racconto si chiama “bara” perchè è destinata a morire, termine utilizzato dalla Guardia di Finanza quando interviene per contrastare le evasioni fiscali nel sistema degli appalti e nelle false fatturazioni per evadere IVA. Questa impresa, fra qualche mese, quando si svuoterà di tutti i lavoratori ed avrà trasferito tutti gli appalti, tramite cessioni di rami di azienda o altri marchingegni vari, probabilmente morirà piena di debiti nei confronti dello Stato.

Mentre si fa il funerale alla “bara” altre società “bara”, con la supervisione di dozzine di colletti bianchi, riceveranno i “redditizi” appalti e i lavoratori occupati nella precedente società, sperando che in questi passaggi non perdano salario e diritti, come spesso accade.

Il sistema va avanti indisturbato e in pochi si pongono la domanda: ma queste “bare d’impresa”, sono figlie del destino o c’è qualche responsabilità da parte di qualcuno? Quel qualcuno è la committenza che le usa, a volte le crea e, probabilmente, continuerà indisturbata a produrre e vendere a costo “competitivo” rinomati prodotti certificati anche eticamente in tutto il mondo. Il sistema continua ad andare avanti indisturbato con la benevolenza di certe istituzioni e la possibile incompetenza, se non adirittura complicità, di qualche sindacalista.

La “ruota dell’economia” gira anche con queste imprese “bara”, se non s’interviene isolando chi le utilizza a pagarne il prezzo saranno ovviamente i lavoratori che continueranno nel “gioco dell’oca” degli appalti (e sono milioni in tutti i settori!), il nostro stato sociale, ma anche le imprese che vogliono competere regolarmente, rispettando le leggi di questa Repubblica e i contratti di lavoro.

Umberto Franciosi

Segretario Generale Flai Cgil Emilia Romagna

Source: www.nuovocaporalato.it

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